Massacrante gara nel deserto, disputata da domenica 8 a sabato
14 aprile, per
Andrea Roveri, che migliora la prestazione
precedente di ben dieci ore. In meno di due giorni effettivi di
corsa, l'ironman ferrarese ha completato i 250 chilometri della
lunghezza del percorso nel
Sahara, con temperature vicino
ai 50º C (l’organizzazione, nel suo sito ufficiale, ne
annunciava al massimo 30...), problemi fisici di varia natura e
impegno fisico sino allo stremo delle forze. Non è bastata
nemmeno l'esperienza maturata l'anno scorso, alla prima sua
partecipazione alla
Sultan Marathon des Sables, per
metterlo al riparo dalle impervie della 27ª edizione.
Portacolori dell'intera Emilia Romagna, l'ultramaroneta estense
non si è fatto intimorire dalle premesse tutt'altro che
rassicuranti. Ieri, appena rientrato a Ferrara, Roveri è venuti
in redazione a raccontarci la sua nuova impresa:«Il percorso è
cambiato rispetto a dodici mesi fa - racconta Andrea -, questa
volta ci hanno fatto partire da Quarzazate (località marocchina,
ndr) e ci hanno fatto correre sino ai confini con
l'Algeria; è stata un'impresa immane concludere la gara e, in
confronto l'anno scorso, è stato come “bere acqua fresca"».
Ricordando che alla prima partecipazione Roveri aveva dovuto
gareggiare con la febbre alta, per via di un virus contratto al
suo arrivo in Marocco, viene da chiedersi a quali prove ha
dovuto sottoporsi l'atleta estense. «Tante difficoltà, salite e
discese pazzesche, abbiamo corso tra le rocce, nella melma e con
l'acqua sino alle ginocchia, oltre ad aver affrontato una specie
di ferrata in montagna scendendo attaccati a una corda». Andando
con ordine, la prima tappa ha fatto subito capire a cosa
andavano incontro gli avventurieri. «Ho corso soltanto i primi
sette-otto chilometri, poi ho dovuto camminare per affrontare la
salita in una gola al fianco di una montagna; il sole a un certo
punto è arrivato allo zenit, il caldo si è fatto soffocante e mi
è successa una cosa nuova, che non mi era mai capitata prima da
quando gareggio: ho avvertito un forte dolore al petto e tanta
stanchezza. Ho invocato aiuto, ma anche gli altri erano in
difficoltà e nessuno riusciva a prestarmi soccorso. Ho passato
uno spavento incredibile, poi mi sono ripreso e ho iniziato a
ripetermi che dovevo andare avanti, che ero l'unico in grado di
uscire da quella situazione e così sono ripartito. Forse avevo
chiesto troppo al mio fisico e in quel momento ero al 76º posto
in classifica. Dopo mi hanno sorpassato in tanti, ma nel finale
sono riuscito a rimontare qualche posizione». Il martedì si è
partiti per la seconda tappa con nuove insidie da affrontare.
«Tanti si sono ritirati il primo giorno, mentre in quello
seguente hanno rinunciato pure atleti preparatissimi come Menni
ed Esposito, gente in gamba, che sa come si affrontano queste
competizioni. Correre su un lago salato e con un caldo torrido
che ti sfianca, non è cosa da tutti i giorni, rischi la
disidratazione e i colpi di calore: altri hanno abusato di sé
stessi, ma se sbagli non riparti più e devi dare forfait». Ma le
traversie non sono ancora finite, il peggio deve ancora
arrivare. «A forza di prendere botte contro le rocce correndo,
mi sono venute delle vesciche enormi nei piedi e nella mega
tappa di 80 chilometri me ne è scoppiata una; non stavo più in
una scarpa e l'amico Mauro Prosperi, che partecipa da dieci
anni, mi ha suggerito di recarmi alla clinica medica del campo
per il bivacco notturno. Lì, i medici mi hanno fatto uscire il
pus infetto, anche per via delle tante mosche che ci avevano
ronzato attorno, con una piccola incisione, mi hanno fasciato e
permesso di concludere la corsa». Esausto ma felice, Andrea 'Iron'
Roveri ha concluso la maratona del deserto al 307º posto,
promettendosi di fare ancora meglio alla prossima
partecipazione.
da La Nuova Ferrara del 20-04-2012 articolo di
Corrado Magnoni