E ora chiamatelo "Iron" Roveri
Sabato 21 aprile  2012 (Daniela Marchetti - Valerio Vassalli)

Massacrante gara nel deserto, disputata da domenica 8 a sabato 14 aprile, per Andrea Roveri, che migliora la prestazione precedente di ben dieci ore. In meno di due giorni effettivi di corsa, l'ironman ferrarese ha completato i 250 chilometri della lunghezza del percorso nel Sahara, con temperature vicino ai 50º C (l’organizzazione, nel suo sito ufficiale, ne annunciava al massimo 30...), problemi fisici di varia natura e impegno fisico sino allo stremo delle forze. Non è bastata nemmeno l'esperienza maturata l'anno scorso, alla prima sua partecipazione alla Sultan Marathon des Sables, per metterlo al riparo dalle impervie della 27ª edizione. Portacolori dell'intera Emilia Romagna, l'ultramaroneta estense non si è fatto intimorire dalle premesse tutt'altro che rassicuranti. Ieri, appena rientrato a Ferrara, Roveri è venuti in redazione a raccontarci la sua nuova impresa:«Il percorso è cambiato rispetto a dodici mesi fa - racconta Andrea -, questa volta ci hanno fatto partire da Quarzazate (località marocchina, ndr) e ci hanno fatto correre sino ai confini con l'Algeria; è stata un'impresa immane concludere la gara e, in confronto l'anno scorso, è stato come “bere acqua fresca"». Ricordando che alla prima partecipazione Roveri aveva dovuto gareggiare con la febbre alta, per via di un virus contratto al suo arrivo in Marocco, viene da chiedersi a quali prove ha dovuto sottoporsi l'atleta estense. «Tante difficoltà, salite e discese pazzesche, abbiamo corso tra le rocce, nella melma e con l'acqua sino alle ginocchia, oltre ad aver affrontato una specie di ferrata in montagna scendendo attaccati a una corda». Andando con ordine, la prima tappa ha fatto subito capire a cosa andavano incontro gli avventurieri. «Ho corso soltanto i primi sette-otto chilometri, poi ho dovuto camminare per affrontare la salita in una gola al fianco di una montagna; il sole a un certo punto è arrivato allo zenit, il caldo si è fatto soffocante e mi è successa una cosa nuova, che non mi era mai capitata prima da quando gareggio: ho avvertito un forte dolore al petto e tanta stanchezza. Ho invocato aiuto, ma anche gli altri erano in difficoltà e nessuno riusciva a prestarmi soccorso. Ho passato uno spavento incredibile, poi mi sono ripreso e ho iniziato a ripetermi che dovevo andare avanti, che ero l'unico in grado di uscire da quella situazione e così sono ripartito. Forse avevo chiesto troppo al mio fisico e in quel momento ero al 76º posto in classifica. Dopo mi hanno sorpassato in tanti, ma nel finale sono riuscito a rimontare qualche posizione». Il martedì si è partiti per la seconda tappa con nuove insidie da affrontare. «Tanti si sono ritirati il primo giorno, mentre in quello seguente hanno rinunciato pure atleti preparatissimi come Menni ed Esposito, gente in gamba, che sa come si affrontano queste competizioni. Correre su un lago salato e con un caldo torrido che ti sfianca, non è cosa da tutti i giorni, rischi la disidratazione e i colpi di calore: altri hanno abusato di sé stessi, ma se sbagli non riparti più e devi dare forfait». Ma le traversie non sono ancora finite, il peggio deve ancora arrivare. «A forza di prendere botte contro le rocce correndo, mi sono venute delle vesciche enormi nei piedi e nella mega tappa di 80 chilometri me ne è scoppiata una; non stavo più in una scarpa e l'amico Mauro Prosperi, che partecipa da dieci anni, mi ha suggerito di recarmi alla clinica medica del campo per il bivacco notturno. Lì, i medici mi hanno fatto uscire il pus infetto, anche per via delle tante mosche che ci avevano ronzato attorno, con una piccola incisione, mi hanno fasciato e permesso di concludere la corsa». Esausto ma felice, Andrea 'Iron' Roveri ha concluso la maratona del deserto al 307º posto, promettendosi di fare ancora meglio alla prossima partecipazione.

da La Nuova Ferrara del 20-04-2012 articolo di Corrado Magnoni

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